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Momenti di tenerezza

Violenza Domestica Sulle Donne Testimonianze

Violenza Domestica Sulle Donne Testimonianze

 

Violenza domestica sulle donne : oggi vi presento le testimonianze di due donne che con coraggio e con l'intento di aiutare altre donne, hanno raccontato la propria esperienza; storie che ci invitano a riflettere; queste storie sono frutto di una mia ricerca in internet, un dolce abbraccio a tutti da Sara Luce.

 

Prima testimonianza - Laura

 

In questo giorno speciale, abbiamo deciso di dar voce a chi, ancora ce l'ha, e dopo anni di sofferenze è riuscita a spezzare le catene della violenza.

 

E’ la storia di Laura (nome di fantasia), cinquantenne di Cuneo, che per 12 anni ha subito violenze dal suo compagno e che telefonicamente ha deciso di raccontarci la sua vicenda.

 

Pensavo fosse l’uomo della mia vita – inizia il suo racconto – lui un uomo affascinante, un professionista conosciuto a Cuneo, ma mi sbagliavo”.

 

“Tutto è cominciato dalla violenza psicologica – spiega – mi sminuiva in ciò che facevo, mi faceva sentire inadatta, volevo fare un corso di inglese (lui parla 4 lingue) ma lui mi diceva che tanto io non capivo niente”.

 

“Io, forse anche per il fatto di essere cresciuta con una mamma molto severa, abituata a non rispondere – prosegue – pensavo che forse ero io che continuavo a sbagliare”.

 

Questo accadeva anche fuori dalle mura di casa?

 

“No assolutamente, mai in pubblico, anzi agli occhi della gente eravamo una coppia perfetta, ma intanto arrivati a casa ogni pretesto era buono per litigare, nemmeno a Natale potevo contare su un po’ di felicità, lentamente ha svuotato la mia vita di tutti i momenti di gioia, non andavamo nemmeno più in vacanza perché tanto lui diceva di aver già girato il mondo”.

 

Quando è passato alla violenza fisica?

 

“Con il tempo, le offese sono diventate sempre più veementi, mi diceva che gli facevo schifo, è arrivato anche a sputarmi in faccia, intanto lentamente mi creava il vuoto intorno, fino a che un giorno è passato alle mani. Mi ha colpita con un vassoio in faccia, quel colpo ha spinto la pelle all’interno dell’occhio. Quel giorno sono andata in ospedale dove mi han messo sei punti sotto l’occhio, ma non ho avuto il coraggio di raccontare quello che era accaduto, al medico ho detto di aver sbattuto contro la portiera della macchina”.

 

Da questo momento Laura è sprofondata nel buio.

 

“Ho iniziato ad aver paura, prima di andare a dormire aspettavo di sentirlo russare per il timore che potesse succedermi qualcosa, non sapevo con chi parlare, mi vergognavo pensavo che fosse colpa mia, ho iniziato a non volermi più bene e sono anche ingrassata.” “In casa  – continua – non avevo più la mia libertà, vivevo con una sensazione d’angoscia provando un lieve sollievo solo quando ero sola, magari per andare a fare la spesa, era come se ogni giorno stesse rosicchiando una parte di me, fino a diventare come di proprietà sua, non più di me stessa”.

 

Non ha mai pensato di andarsene di casa in quei momenti?

 

“Sì, più volte, un giorno ho deciso di andarmene di casa, ma lui mi ha aggredita, strappandomi le borse di mano, un’altra volta mi sono trasferita da un’ amica per un periodo, ma con l’inganno, dicendomi che aveva avuto un incidente mi ha fatto tornare a casa”. E ancora “Mi ha fatto tante promesse,regalato delle rose, mi ha detto che sarebbe cambiato e sai com’è – mi dice sospirando – come molte donne avevo la speranza di riuscire a cambiarlo, ma purtroppo le persone così non cambiano”. E infatti “un giorno mi ha afferrata per la gola, continuava a stringermi forte il collo, per fortuna sul divano c’era una macchina fotografica che avevo lasciato lì per fare delle foto ai miei nipotini, l’ho afferrata e l’ho colpito in quel momento sono riuscita a liberarmi e me ne sono andata, quella volta per sempre”. “Al pronto soccorso – afferma – mi hanno dato 8 giorni di prognosi”.

 

Da quel giorno sono passati quattro anni e ancora oggi le ferite nel cuore di Laura non si sono rimarginate completamente. Restano i ricordi, l’amarezza di un sogno d’amore infranto.

 

“Ho ancora dei momenti in cui ripenso a quei pochi attimi di felicità trascorsi insieme, l’ho ancora rivisto ogni tanto ma sempre in compagnia di un’amica perché avevo paura di ricaderci, lui non ha mai riconosciuto o ammesso niente anzi dice di non ricordare e posso credere che mi dica la verità, in fondo anche io ho dimenticato tante cose”.

 

Laura alla fine ha deciso di non sporgere denuncia perché?

 

“Non avevo i mezzi legali per agire”.

 

Grazie anche al sostegno psicologico dell’associazione “Mai più sole”, è riuscita a salvarsi.

 

“E’ importante avere un aiuto psicologico – afferma – subito pensi di riuscire a venirne fuori da sola, anche io non pensavo di averne bisogno,ma mi sono accorta che le risposte che da solo chiunque si può dare, non sono alla fine quelle giuste”. “Con il mio vecchio compagno un pezzo della mia vita – conclude – è andato via, oggi riesco a parlare di quello che mi è successo, ma mi è rimasto il bisogno di giustificarmi per quello che faccio, la paura o l’ansia quando magari arrivo in ritardo”.

 

Infine “non mi sorprendo quando in tv si sente dire di “quell’ultimo incontro che è stato fatale”, perché so che può capitare, sono dei mostri vestiti da angeli e mi creda succede nelle migliori famiglie e anzi è qui che si cela la percentuale maggiore di omertà, perché si vogliono salvare le apparenze”.

 

Questa è la sua storia ma come tiene a precisare “ognuno ha la sua storia, ma in fondo sono tutte uguali”, il messaggio che vuole dare a tutte le donne vittime di compagni, mariti violenti è: “non abbiate paura, vi sembra magari di essere nel baratro, ma c’è ancora un’altra vita possibile”.

 

 

Testimonianza tratta da www.targatocn.it articolo violenza-sulle-donne-la-testimonianza-di-una-madre-di-cuneo

 

 

Seconda testimonianza - Maria

 

Dieci anni di soprusi, violenza psicologica e fisica, anche davanti al loro bambino. È stata questa la terribile quotidianità di Maria (nome di fantasia, ndr), una donna come tante, che ha scambiato l’egoismo e la brutalità del suo compagno di vita per amore. Nessuno la sosteneva in questa battaglia, ma non era del tutto sola: la forza definitiva, la spinta che ha fatto la differenza, è stata la consapevolezza della violenza subita dal figlio. Siamo riusciti a raccogliere la testimonianza di Maria grazie all’aiuto fondamentale della Fondazione Pangea, che dal 2008 porta avanti dei progetti rivolti alle donne vittime di violenza e ai loro figli, per ricostruire passo dopo passo il rapporto di fiducia, minato da anni di conflitti domestici con la figura del maltrattante. Maria ce l’ha fatta: lei e il suo bambino oggi sono riusciti a riprendersi in mano la propria vita. Ecco la sua testimonianza diretta.

 

Qualche piccolissima informazione su di te: età e nazionalità

Ho 41 anni e sono italiana

 

Che tipo di violenza hai subito e da parte di chi? Per quanto tempo hai subito questo tipo di violenza?

Sono stata vittima di violenza psicologica, fisica ed economica da parte di mio marito. Mi sono accorta solo dopo la separazione di essere stata vittima di violenza psicologica da sempre, da quando eravamo fidanzati, ma non l’ho riconosciuta. All’inizio pensavo che fosse geloso e possessivo perché mi amava, poi tutto è diventato sempre più soffocante. Negli ultimi 2 anni ha iniziato a picchiarmi fino al punto di dover andare al pronto soccorso diverse volte.

 

Senza entrare troppo in dettagli dolorosi (o se te la senti puoi anche farlo): cosa provavi in quei terribili momenti di terrore? Quali erano le domande che ti ponevi?

Negli ultimi due anni quando la violenza è diventata fisica, ho temuto per la mia vita, ero terrorizzata, solo il sentire le chiavi che annunciavano il suo arrivo mi faceva tremare, ero rassegnata e pensavo che non potevo fare niente per uscirne, aspettavo che succedesse il peggio quasi come un sollievo. Mi dicevo “prima o poi ti ammazza”. Sono stata sposata per 10 anni con lui e abbiamo un figlio. La violenza psicologica che lui ha esercitato in me è stata devastante, quella fisica, sicuramente è stata la chiave di volta, è lì che ho deciso di fermare tutto, ma la violenza psicologica ti lascia dei segni nell’anima, quelli non vanno mai via.

 

Come riuscivi ad andare avanti ogni giorno? Nessuno intorno a te si accorgeva di nulla?

Poco a poco la mia vita andava in pezzi, mi diceva che ero brutta, stupida, incapace ed io mi ero convinta che aveva ragione, pensavo che lui non fosse poi così male anzi, che per fortuna mi teneva con sé nonostante il disastro di donna che ero. La depressione mi accompagnava da anni, ero triste e non riuscivo a vedere realmente me stessa, vedevo solo quello che lui voleva che vedessi. Per gli amici, la famiglia, la gente che ci conosceva, per tutti quanti eravamo una famiglia felice, perché al di fuori di casa, lui non mi trattava con disprezzo come faceva sempre. Anzi, era disponibile e carino con me davanti agli altri. Nessuno si domandava perché ero cambiata. Ero sempre stata una persona solare ed estroversa, ma solo alcuni mesi dopo il matrimonio sono diventata cupa e triste. Penso che i miei a casa lo sapessero ma cercassero di minimizzare, se accennavo ai miei problemi con mio marito, mi si diceva che in tutte le relazioni di coppia ci sono problemi, di essere paziente che i nostri problemi li dovevo risolvere con lui, di essere carina e amarlo così com’era perché me lo ero sposato e avevo un figlio da crescere e poi che non mi mancava nulla: avevo una casa, vestiti, vacanze d’estate. Negli ultimi anni, quando vedevano i lividi nessuno mi domandava cosa fosse successo anche se leggevo negli occhi di mia madre la tristezza nel vedermi così.

 

Perché non ti sei ribellata già al primo schiaffo? Hai avuto un passato burrascoso magari di violenze o altre cause “esterne” ti spingevano a restare?

No, non ci sono state nella mia vita storie di violenza prima di quella a cui sono stata esposta. Mi sentivo succube e impotente, lui poteva fare tutto quanto voleva di me. La cosa che mi ha fatto scattare è stato mio figlio, nonostante i suoi 8 anni è stato determinante. Ero finita nel buco nero dove non ti riesci a vedere come una persona integra. Credevo che il nostro bimbo non si fosse accorto mai di nulla, perché ero attenta a non far vedere che suo padre mi maltrattava, ma un giorno al ritorno da scuola mi vide con gli occhiali da sole in casa, lo facevo le volte che avevo l’occhio nero, dicendo di avere un forte mal di testa, e lì mio figlio mi disse ‘Mamma non ti preoccupare so cosa ti succede, papà è cattivo quando ti fa del male ed io non so come aiutarti’.

 

Quale sentimento predominava in quel periodo in cui hai subito violenza? Quale pensiero ti faceva andare avanti?

La paura è il sentimento che ti paralizza, ti rende incapace di reagire, pensi che sei tu la responsabile di tutto. L’unica cosa che volevo era che mio figlio fosse felice, non sapevo che quella situazione danneggiava anche lui, ero convinta che non si accorgesse di nulla.

 

Quale violenza, secondo te, è più dolorosa da sopportare (anche se è quasi impossibile fare una classifica, forse la tua esperienza diretta te l’ha insegnato)?

Ogni tipo di violenza è insopportabile e condannabile nessuno dovrebbe esercitarla su nessun essere umano. Se penso a quanto mi è successo, la cosa che più mi pesa accettare è quella di aver perso tanto in questi 10 anni di orrore, come donna perché mi sono stati negati momenti di felicità, di serenità, mi è stata tolta la dignità di donna, e come madre perché quando si è in quella situazione non puoi essere una madre completa, la tua paura te lo impedisce, trasmetti angoscia e tristezza anche se credi di nascondere bene il tuo dolore.

 

Come riuscivi a gestire questa terribile situazione di fronte a tuo figlio? Cosa gli dicevi?

Il mio unico figlio è cresciuto in una situazione di violenza, anche se non me ne accorgevo lui ne era vittima quanto me, cercavo con tutte le mie forze di non fargli vedere quanto stavo male. Ora so che era tutto inutile, lui, come tutti i bambini che vivono in situazioni simili, era consapevole di tutto anche se non vedeva direttamente. In alcuni momenti, se mi vedeva piangere, dicevo che ero stanca perciò ero nervosa.

 

Cosa ti ha spinto a rivolgerti a un centro? Quale goccia ha fatto traboccare il vaso della tua sopportazione? Quali sono i dubbi e le paure più grandi che hai dovuto combattere?

Sapere che mio figlio era consapevole della nostra vita di violenza mi ha fatto riflettere, mi sono sentita in dovere di salvarlo, chissà, l’istinto materno ha fatto la sua parte. La paura più grande dopo aver deciso di finire con la violenza è stata l’incomprensione, l’indifferenza degli altri, non avere nulla in mano per affrontare la nuova vita lontano da lui.

 

Il tuo processo di guarigione è stato graduale? Quali step sono stati fondamentali per il superamento di questa situazione? Sei riuscita a perdonare?

Il processo di uscita dalla violenza è lento e a volte difficile, la cosa importante è rivolgersi ad un centro antiviolenza che ti possa dare una mano concreta, lì non mi sono sentita giudicata, mi è stato permesso di parlare, di confrontarmi con persone disponibili che conoscevano bene i meccanismi della violenza, insieme abbiamo trovato il modo più indicato alla mia situazione per trovare la via d’uscita e soprattutto ho acquisito insieme a loro la consapevolezza di quanto mi era successo e riconquistando l’autostima fondamentale per ripartire.

 

Quale aiuto concreto ti ha dato il centro e come sei venuta a conoscenza della sua esistenza?

Nel centro antiviolenza sostenuto da Fondazione Pangea abbiamo trovato rifugio io e il mio bambino, ho elaborato un percorso per uscire dalla violenza, mi è stato offerto un servizio legale e psicologico gratuito e sono stata sostenuta nel mio percorso di autonomia. Ho saputo dell’esistenza del centro perché avevo sentito parlare di Pangea in un programma televisivo.

 

In cosa la tua vita ora è diversa? Quali sono oggi le cose più importanti per te? Come vedi gli altri? Ti fidi delle persone? Credi ancora nell’amore?

Decisamente si, mi sento bella e sicura di me. Sono una madre completa e sono nuovamente un punto di riferimento sicuro per mio figlio. Non ho perso la fiducia negli altri, ma se mi innamoro ancora pretendo rispetto e amore, due cose che non possono essere mai lontane in un rapporto di coppia.

 

Quale messaggio vuoi lasciare alle donne che, come te un tempo, stanno attraversando situazioni difficili come quella che hai attraversato tu?

Vorrei dire a tutte le donne che sono vittime di violenza di non perdere mai di vista se stesse, di non credere di essere così come i loro maltrattanti le dipingono, lo fanno solo per tenervi sottomesse e insicure, a loro disposizione. Siate fiere di essere donne, non permettete a nessuno di calpestare la vostra dignità di persone.

 

Violenza Domestica Sulle Donne Testimonianze è una intervista tratta da www.pourfemme.it articolo violenza-sulle-donne-la-testimonianza-ho-subito-per-10-anni-ora-sono-libera

 

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