Le voci di dentro Alla ricerca del senso

Le voci di dentro Alla ricerca del senso profondo delle cose che accadono intorno a noi
 
Le voci di dentro Alla ricerca del senso profondo delle cose : il desiderio di trasmettere agli altri le mie esperienze di vita è stato tale da indurmi a trascrivere in queste pagine la storia di un percorso, forse comune a quello di tantissime altre persone, eppure così unico e diverso, per i più costellato da episodi ordinari , per me ricco di momenti unici che hanno lasciato il segno per sempre, aiutandomi a riflettere sui motivi della nostra stessa esistenza, inducendomi a non sprecare il tempo che mi è stato concesso; nel corso del nostro cammino ci vengono rivolti precisi messaggi, indicazioni utili da seguire che possono orientare in modo significativo il nostro destino, a volte anche salvandoci la vita; non è sempre facile interpretare ciò che ci accade nel modo giusto e soprattutto appare illogico dare ascolto a quelle che comunemente vengono definite “intuizioni”.
 
Ma cosa è poi l’intuito se non forse una sottile percezione sintonizzata su frequenze particolari, il “ sesto senso” a forza collocato nei moderni studi scientifici, tra le ignote facoltà del nostro cervello a cui tutto deve essere empiricamente sempre ricondotto.
 
E ancora, cosa rappresentano i sogni, le premonizioni, quegli strani accadimenti di vita catalogati frettolosamente come “coincidenze”.
 
Cos’è dunque il caso, una grande ”battaglia navale” in cui le navi possono essere colpite e affondate, oppure continuare a restare a galla perché il siluro è andato fuori bersaglio.
 
In questo gioco, che è la vita, siamo noi i bersagli? O forse siamo i giocatori, astuti strateghi, pronti a restare in partita sino alla fine illudendoci di riuscire a vincere! Non è facile formulare una risposta, ma ritengo che, metaforicamente, potremmo essere in grado di interpretare bene il nostro ruolo di “giocatori” tentando di condurre la partita sino in fondo, senza barare, fermandoci a riflettere prima di tramutare il pensiero in azione ed eseguire così la mossa vincente, ma a volte, lasciandoci guidare da quell’istinto sopraffine che conduce alla soluzione giusta.
 
Ogni individuo non è da solo a compiere la sua “missione” e l’esito della stessa, dipenderà soprattutto dalla sua capacità di ascoltare quelle che io ho chiamato “le voci di dentro”. Definite tali da illustri artisti, pensatori e commediografi, ma non potrebbero essere definite, diversamente, poiché è così che vengono percepite da coloro a cui si rivolgono. Non il frutto di allucinazione, ma Spirito che diventa consiglio, ausilio e guida nei momenti difficili e nelle prove apparentemente insuperabili di noi esseri umani.
 
L’uomo, se solo lo vuole, può divenire strumento di sostegno Superiore, recependo così tutti i benefici di un legame straordinario che ci accompagna ogni giorno, per sempre , generato in una dimensione di amore e serenità a cui dobbiamo protendere e verso la quale siamo destinati, non lontano da noi più di quanto vogliamo farla essere e tanto più vicina se solo intendiamo percepirla.
 
Tutti i nostri credo, spesso acquisiti senza convinzione, le preghiere di fede recitate a memoria, sono solo parte di una verità che ci circonda e che possiamo vivere consapevolmente sin d’ora.
 
Questo è il messaggio che mi propongo di trasmettere, con tanta modestia ma con la certezza di aver intrapreso la strada giusta, augurandomi che anche altri possano fare lo stesso.
 
La verità non è distante da noi ma è in mezzo a noi!
 
Carlo
 
1. Il sogno
 
Quella mattina mi alzai con una strana angoscia, avevo dormito a casa dei miei genitori dai quali mi ero separato pochi anni prima per inseguire la mia indipendenza. Ero già un giovane sottufficiale e ne andavo fiero. In quei giorni ci trovavamo in quello che per tanto tempo era stato il mio rifugio sicuro e nulla lasciava presagire i tristi eventi che da li a poco si sarebbero verificati. Avevo avuto un brutto risveglio e ricordai subito quel sogno che ne era stato la causa, mi affrettai a raccontarlo a mia moglie e poi lo ripetei all’intera famiglia in ogni particolare.
 
Rammento, oggi come allora, quella visione, la porta di casa spalancata ed un senso di paura che mi assaliva, poi una corsa verso l’ingresso per vedere chi stesse entrando e lì ad attendermi mio zio Salvatore, il fratello di mio padre Nino, a piedi scalzi, sorridente, mi guardò negli occhi e disse " Guarda chi ti ho portato" Mi affacciai al ballatoio e scorsi le sagome stagliate nell’aria delle mie nonne, Cecilia e Margherita, venute a mancare qualche anno prima. I loro corpi vestiti con dei camici lunghi e bianchi, sospesi dal pavimento, avanzavano in fila indiana verso casa, lo sguardo era gelido e impenetrabile. Entrarono nell’ingresso, attraversarono parte del corridoio giungendo nella sala, poi non ricordai altro.
 
Dopo qualche tempo si sarebbe verificata una grande tragedia per la mia famiglia, purtroppo annunciata, di cui solo più tardi dovevo prendere amara coscienza.
 
Terminata quella breve vacanza ritornai a Latina dove mi ero trasferito con la mia giovane moglie in dolce attesa. Ero sereno, seppure convinto a non restare in quella città più del tempo necessario ad ottenere un trasferimento nella mia amata Napoli. Non passò molto tempo, forse una settimana, in quel mese di dicembre aspettavo la visita dei miei genitori ma mio padre al telefono mi disse di non sentirsi bene, era la prima volta che rinunciava a starmi in qualche modo vicino. A volte, quando non ero ancora sposato, mi aveva spesso accompagnato al lavoro di buon ora, per poi tornare a Napoli in treno. Viaggiavamo insieme in auto per un paio di ore, lui si appisolava al mio fianco, ed io ero tranquillo perché era con me. Lo ricordo ancora, salutarmi da quell’umida stazione, solo, ma felice di avermi fatto compagnia. Così io riprendevo l’auto e guardavo il suo volto allontanarsi dalla visuale dello specchietto retrovisore e la sua mano muoversi nell’aria. Era orgoglioso di me, ed io riconoscente per il suo immenso affetto. Eppure tutto questo bel sogno doveva infrangersi ineluttabilmente!
 
Non volevo accettare l’idea che mio padre si fosse ammalato, ma quando giunsi all’ospedale, partendo di corsa senza avere neanche il tempo di cambiare l’uniforme, mi resi conto che era diverso da tutte le altre volte. Non ebbe la forza di venirmi incontro, era seduto su una barella in corsia, gonfio e dal colorito brunastro. Eppure mi sorrise e mi tranquillizzò.
 
Dopo un breve colloquio col dottore che ritenne la sua situazione clinica non grave, lo abbracciai ancora prima di andare via e quella sarebbe stata l’ultima volta. Le sue condizioni peggiorarono rapidamente nei giorni successivi ed io non ebbi neanche modo di rendermene conto, preso dal lavoro e dalle difficoltà dovute alla distanza che ci separava.
 
Poi una tragica sera, zio Salvatore, mi disse al telefono che ci sarebbe stato bisogno di me accanto alla famiglia. Decisi quindi di partire, avvertii il mio Comando e poi chiamai mia moglie, la presi per mano, piansi, sapevo che mio padre non avrebbe potuto vedere nascere i suoi nipoti e non mi rassegnavo all’idea. Poi, vinto il pianto , cominciai a pregare rivolgendomi a mia nonna Cecilia con tutta le forze e la disperazione possibile. Le chiesi di ascoltarmi, affinché mio padre non dovesse più soffrire e, alla fine, le domandai un segno; allora, in quel preciso istante, squillò il telefono in camera da letto e solo io seppi perché. Dissi a mia moglie di non rispondere perché quello era stato “il mio segnale”. Il telefonò smise all’istante di squillare ed io ebbi la risposta attesa. La notte stessa mio padre si spense senza più soffrire.
 
La mattina seguente giungemmo a Napoli, mi attendevano i miei familiari, ricordo la disperazione di mia madre Giulia e l’urlo liberatorio che io fui capace di emettere quando, entrato nella sala mortuaria, vidi mio padre nella bara. Vi erano altre persone in quella stanza, altre due bare erano allineate accanto alla sua ed il prete benedisse le salme nella costernazione dei cari presenti. Strinsi a me mia madre e mia sorella Cecilia e ad un tratto mi accorsi che il viso di papà si stava rilassando, quel ghigno teso che avevo visto in un primo momento, si era rapidamente trasformato in un sorriso sereno. D’un tratto percepii il suo messaggio di calma e l’incitamento a dare coraggio agli altri. Da allora non versai più lacrime ma venni preso da una strana forza d’animo, sentivo la sua voce dentro di me. Giungemmo a casa, eravamo tutti un po’ stanchi e gli ospiti avevano bisogno di rifocillarsi, io cercai di fare del mio meglio dialogando con tutti e dando l’impressione di tenere la situazione sotto controllo.
 
Poi venne la sera, ci salutammo e ci rapì, dopo poco, quella disperazione che in alcuni momenti sembrava essersi allontanata durante il giorno.
 
Fu il momento della meditazione, del dolore e dell’impotenza, mia madre e mia sorella si confortavano tra loro ed io e mia moglie eravamo nella stanza dove avevo trascorso durante l’adolescenza, dei giorni meravigliosi e spensierati. Ad un certo punto, venni preso nuovamente da quella sensazione che avevo già provato durante la giornata, sentivo di dover obbedire ad una volontà diversa dalla mia, la voce era chiara in me e anche la richiesta: dovevo prendere quella Bibbia che si trovava sulla mensola in quella stessa stanza. Si trattava di una Bibbia rivestita da una copertina di colore rosso che nessuno aveva ormai aperto da molti anni, era sistemata al suo posto insieme ad altri libri che avevo utilizzato per i miei studi di liceo. La presi con scarsa convinzione e l’aprii inconsapevolmente, provai a rendermi conto di ciò che stesse accadendo ed iniziai a leggere intimamente il contenuto della pagina che avevo scelto senza volerlo. Si trattava di un passo del Testo Sacro, in cui vengono descritte alcune persone che piangono durante un funerale per la morte di un proprio caro, poi si avvicina Gesù e rassicurandole fa capire loro che quel pianto non trova ragione poiché tutti siamo accomunati dalla stessa sorte, non la fine dei nostri giorni ma l’inizio di una nuova vita. Finalmente capii il messaggio che avevo ricevuto, radunai i miei cari e lessi loro quel brano. Furono tutti un po' increduli, ma io sapevo che quanto era accaduto non era dipeso dalla mia volontà ed in me si ravvivò la convinzione che la morte di papà mi era stata, in qualche modo, preannunciata attraverso quel sogno, da parte di due persone che in vita avevano avuto un ruolo affettivo importante nella nostra famiglia, le mie amate nonne.
 
Continua .....
 
Le voci di dentro Alla ricerca del senso profondo delle cose che accadono
 
Le voci di dentro Alla ricerca del senso profondo delle cose
 
www.leparoledegliangeli.com

Stampa