Contro La Guerra Missione Sarajevo

Contro La Guerra Missione Sarajevo Il Mio Angelo Custode Si Stava Prendendo Cura Di Me
 
Contro La Guerra Missione Sarajevo : sono passati cinque anni dall’ultima mia missione in guerra, la guerra in quella che era la Jugoslavia, nazione Europea; fino a qualche tempo fa, ogni volta che ci pensavo ( e mi capitava spesso), non riuscivo a spiegarmi, a trovare le ragioni di così tanto coraggio e capacità nel preparare ogni missione, in tutti i suoi particolari, con lo scopo di vedere come era la guerra e di portare aiuti umanitari fin dentro alla Bosnia, fin dentro Sarajevo; e poi uscirne e poi ricominciare.
 
Ogni viaggio attraversava paesi devastati da continui bombardamenti e spesso mi capitava di esserci, proprio in quel momento. Granate, spari e scoppi da tutte le parti, con il cuore in gola e la paura che attanagliava il respiro .... eppure non mi succedeva mai niente ... qualcosa .... qualcuno … si stava prendendo cura di me.
 
Oggi con il senno del poi, riesco a spiegarmi queste capacità, questi ... interventi, che durante quegli oltre tre anni e mezzo di guerra, sono stati fondamentali per la mia vita. Sentivo, proprio così, sentivo, non con le orecchie, ma dentro il cuore, sentivo quello che dovevo fare, suggerimenti su dove fermarmi e se non mi fermavo presa dalla foga, ad un tratto mi sentivo spossata, senza più forze per poter andare avanti.
 
Sentivo il pericolo, un rifiuto (“FERMATI”) a fare certi tragitti e passare invece per dei luoghi non previsti (“ORA DI QUA”), per poi venire a sapere che sul “vecchio tragitto” c’era stato poi un bombardamento a tappeto. O una sera ad un check-point, ero insieme ad un gruppo di francesi di ritorno da Sarajevo, i militari ci sequestrarono i passaporti, promettendo genericamente di ridarceli l’ indomani dopo il controllo del comandante. Ancora una volta ho sentito (“NON RESTARE”), non dovevamo passare la notte a quel check-point era troppo pericoloso (durante la notte i soldati si ubriacavano e poteva succedere di tutto). Ho cominciato a urlare che non avevano nessun diritto di sequestrarci i passaporti e tenerci la per la notte e che noi avevano già rischiato la vita per portare aiuti umanitari senza che anche loro, militari in difesa di Sarajevo, ci mettessero in ulteriore pericolo. Il tutto da parte mia avveniva in italiano, nonostante la lingua italiana sia tanto diversa dalla bosniaca, capivano perfettamente quello che urlavo.
 
Dopo qualche ora di parapiglia, a qualche militare era venuto il dubbio che dovevamo essere per forza dei funzionari di qualche ambasciata con dei diritti sulla Bosnia, per osare protestare tanto. Così si decisero a portarci dal comandante, quando un militare armato di tutto punto, si sedette fra me e una mia compagna ordinandomi di andare fino ad una caserma li vicino, ho messo la mano in tasca dove tenevo un coltello pronta ad usarlo, avevo una tremenda paura che ci portasse in un luogo appartato, per toglierci i pochi averi e poi spararci. E in un attimo ho sentito la mia mano bloccata come da un altra, (“NON SERVE”), una calma dentro il cuore e non avevo più paura; più tardi dopo le loro scuse (finalmente anche noi abbiamo capito che ci pensavano di qualche ambasciata), rifiutato il loro invito a dormire in un albergo, con i passaporti in mano ce ne siamo andati via.
 
In un’ altra missione, sul monte Igman, l’unica strada di accesso a Sarajevo, poco più di un sentiero di montagna, gli assedianti sparavano su tutto ciò che vedevano transitare; spesso il sentiero serviva per rifornire di armi la città e chiunque volesse passare, col favore del buio, era costretto a disattivare tutte le fonti di luce, anche piccolissime (soprattutto le luci di frenata). Pioveva, il mezzo che ci precedeva ogni tanto accendeva le luci perché la pioggia aveva reso il sentiero ancora più buio, ancora più pericoloso, e si poteva cadere giù per la scarpata. Cominciò un feroce bombardamento, ed il mio amico John urlando, accese le luci per poter correre via più in fretta da quella pioggia di granate e spari. Tremavamo dalla paura, io mi vedevo saltare in aria, volevo essere a casa mia tranquilla, mai più , mai più. Ed invece niente ci colpì, tutto intorno a noi boati e schianti e invece riuscimmo .... a passare indenni.
 
Ma questo sentire, non capitava solo a me, ricordo quando eravamo oltre 1500, venuti da tutto il mondo a manifestare a Sarajevo contro la guerra; dopo alcuni giorni di attesa vicino ad una cittadina che dovevamo necessariamente attraversare e che era continuamente sotto bombardamento, un terzo delle persone era andato via perché non c’erano le condizioni minime, (minime?) di sicurezza. Il giorno dopo gli organizzatori, decisero di tornare indietro per fare una manifestazione simbolica a Mostar.
 
Ho sentito che no, non potevo abbandonare così, una forza nuova dentro di me, (“VAI AVANTI, CORAGGIO”), e insieme a me altri 64, di diverse nazionalità, siamo andati avanti con una nuova energia. Questa energia nuova, pervadeva e stimolava di volta in volta alcuni di noi, ogni tratto di strada, ogni condizione, era decisa da diversi di noi, ognuno si sentiva in grado di prendersi la responsabilità, di decidere cosa fare, in un certo momento, in un certo luogo, come quando io ho detto “non torniamo a Zenica a passare la notte, per poi attendere che l‘ONU ci dia l’autorizzazione, siamo noi, siamo qui; e domani mattina riproviamo ad entrare per conto nostro”. Avremmo fatto così, e così fu.
 
A Sarajevo venimmo accolti con grande calore, noi, che eravamo contro la guerra, che per qualche giorno saremmo stati bosniaci, anche noi sotto i bombardamenti e anche noi senza le condizioni di minima sicurezza. Almeno per qualche giorno abbiamo fermato la guerra.
 
Ed ancora ero entrata a Sarajevo con tutti gli aiuti umanitari ed una volta ancora ne sono uscita indenne.
 
Adesso so cos’era che si prendeva cura di me e mi rincuorava, anzi chi era ........ si chiama Isabella ed è il mio Angelo Custode. La sento e ad un tratto mi sento tranquilla, con LEI, in grado di fare tutto. Faremo tante altre cose insieme, lo sento.
 
Contro La Guerra Missione Sarajevo Il Mio Angelo Custode Si Stava Prendendo Cura Di Me sono parole di Angela
 
Contro La Guerra Missione Sarajevo Il Mio Angelo Custode Si Stava Prendendo Cura Di Me
 
Contro La Guerra Missione Sarajevo
 
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