Il Patto Con L'Angelo Le Favole

Il Patto Con L’Angelo Le Favole Di Vincent Pisano Racconto

 

Il Patto Con L’Angelo Le Favole : è una professionista, una elegante donna da poco over 50, benestante, laureata in psicologia, parla tre lingue, un curriculum di successi, 110 e lode all’Università di Bologna, caporeparto di un’azienda d’abbigliamento, recruiter in un’azienda di consulenze internazionali, e tante altre magnifiche occupazioni che le hanno dato modo di distinguersi, sia nel mondo del lavoro, sia nei rapporti sociali, una carriera invidiabile, una vita ricca d’impegni, al punto da non esser mai riuscita a metter su famiglia, mai un attimo di pace, mai un momento per soffermarsi e riflettere, il lavoro nella sua vita è tutto; un giorno, però, decide di soffermarsi a riflettere, si guarda allo specchio, non è più una ragazzina, si guarda intorno, una bella casa, un bellissimo e costoso arredamento, deliziato dal tipico tocco femminile, una bacheca che pullula dei riconoscimenti conquistati, quadri d’autore sospesi sul bianco finto graffiato della carta da parati che infrange la luce proveniente da una grande porta-finestra doppio vetro che guarda a Ovest, così, mentre osserva un bellissimo rosso tramonto che conclude la sua calda giornata, rivolge nuovamente lo sguardo verso lo specchio, il suo volto s’illumina di un bellissimo rosso-tramonto, un mezzo sorriso di compiacenza tradisce la piccola ruga che solca il suo viso come un graffio sferzante che conclude la sua lunga riflessione, mentre il sole sparisce fra le montagne, decide di fare il salto di qualità, lavorare in proprio, si propone di investire tutti i suoi risparmi, una somma consistente, per aprire uno studio, farsi pubblicità su quotidiani, TV e quant’altro.

 

“Potrò finalmente aiutare chi ha bisogno senza dover scendere a compromessi, non dovrò più piegarmi sulle attese di profitto di chi mi stipendia” – pensa, mentre una piccola smorfia di velato auto-dissenso solca il suo volto già provato dalla piccola ruga – “beh … non lavorerò certo gratis, devo sostenermi, mantenere la mia struttura. I ricchi, ipocondriaci, pagheranno tariffa piena; i poveri e disperati li aiuterò come posso. Inoltre posso sempre fare consulenze … e nei vuoti di lavoro avrò finalmente un po’ di tempo per me, per riprendermi la mia vita, da troppo tempo trascurata a vantaggio dell’altrui business”

 

Così, con tali buoni propositi, la nostra nuova candidata imprenditrice, di nome Adele, Adelina per gli amici, afferra lo smartphone, scorre affannosamente la rubrica e inizia una raffica di telefonate ad amici, imprenditori, fornitori, clienti, contatti strategici e conoscenti vari. Poi su internet, il suo pollice impazzito naviga, scrive e-mail, cerca, trova, chatta e conferma, mentre sorseggia una fresca tisana.

 

“Alea iacta est” – sussurra mentre invia l’ultima e-mail, con una smorfia di soddisfazione sulla fossetta destra, accarezzata dalla punta della lingua che assorbe la residua goccia di tisana e sparisce soddisfatta affogata da un bel sorriso.

 

Cena veloce, un’insalatona, una mela, un bicchiere di vino rosso e va a dormire, sfinita, cadendo immediatamente in un sonno profondo. Una serie di sogni strani e disordinati l’avvolgono insieme alle lenzuola, dalle quali deve districarsi ogni tanto. Incubi, presagi, inquietudini, paure, storie di vita vissuta, fantasticherie di ogni genere, affiorano e galleggiano nella sua mente e si susseguono senza controllo alcuno in un caleidoscopio di immagini e animazioni confuse, come un film senza filo conduttore. La sveglia la desta al mattino, salvandola dagli abissi nei quali stava per sprofondare nei sogni.

 

“Oh mamma! Che incubi! Buon giorno mondo reale! felice d’incontrarti stamattina!” - sussurra a se stessa tirando un grande sospiro di sollievo e stiracchiando le braccia, rientrando volentieri nella realtà di un nuovo giorno.

 

Doccia, colazione e via: la sua prima giornata da libera professionista avvia la sua nuova era. Con una ritrovata grinta giovanile e tanto entusiasmo  esce di casa e dedica tutto il tempo al disbrigo delle decine di pratiche burocratiche di rito, necessarie per finalizzare l’avviamento della promettente professione. Poi via agli acquisti.

 

"Il mio ufficio dev’essere accogliente e sobrio. Il paziente dovrà sentirsi un ospite gradito, non un cliente”

 

Dopo qualche giorno di lavori di ristrutturazione e montaggio di mobilia d’ufficio, finalmente può insediarsi nel suo nuovo studio professionale, ricavato da una porzione del suo grande appartamento, caratterizzato da un modernissimo arredamento: un’ampia scrivania in arte povera con un bellissimo paralume a fibre ottiche. Dalla sua poltrona girevole può ammirare le pareti in carta color arancione, con disegni a fantasia: pochi, ma bellissimi dipinti, incisioni su acciaio incollati su un pannello intrecciato in vimini, che ben intona con le parete e l’arricchisce di paesaggi immaginari che meglio rilassano la mente dell’osservatore passivo. Un lettino relax a lato, di colore verde opaco. Porta rinforzata con materiale anti-acustico per massimizzare la privacy. Tocco finale: un bellissimo impianto HiFi, casse acustiche strategicamente collocate nella parte alta delle pareti quasi contro il soffitto che diffondono una dolce musica new-age, suoni della natura, carezzevoli melodie astratte che non distraggono la mente e rilassano la psiche.

 

Tutto è pronto. Cosa manca? I clienti! Anche la pubblicità è stata curata fin nei minimi dettagli, insomma, Adele è sicura che i suoi risparmi siano stati ben investiti.

 

“Chi sarà il primo o la prima cliente? Un annoiato riccone stressato dai presentimenti? Una moglie che ha perso l’autostima perché il marito non la guarda più? Un padre che non riesce a comunicare con il figlio? Con tanta sofferenza in giro presto ci sarà la fila” – pensa da ottimista Adelina, nell’attesa trepidante della prima telefonata per il primo appuntamento.

 

Il primo giorno passa. Tante telefonate, ma nessun cliente. Chiedono informazioni, consigli telefonici, qualcuno ha semplicemente sbagliato numero, qualcun altro scrocca consulti al volo, ma nessuno prenota, nemmeno l’incontro preliminare gratuito. Telefonano parenti, conoscenti, carissimi amici di lunga data, ma che diventano odiosi quando chiedono:

 

“Allora Adelina? Come va la nuova professione? Sarai stata inondata da telefonate e presto sarai sommersa dal lavoro! Presto non avrai più tempo per gli amici, vero? Troppo occupata a fare soldi! Dai racconta! …”

 

Dopo una breve conversazione e rievocazione di vecchie imprese con l’amico di turno , deve tagliare, per non occupare la linea a vantaggio di possibili clienti.

 

I giorni passano, ma ogni giorno si ripete come il precedente. Dopo la prima settimana, inesorabili affiorano le prime preoccupazioni:

 

“Che abbia fatto un buco nell’acqua? Possibile che nessuno abbia bisogno di una psicologa? Oramai è quasi una moda consultare gli ‘strizzacervelli’, come li chiamano nei film. Quando saranno finiti i soldi della liquidazione, come farò a tirare avanti?”

 

Dopo un’altra settimana, i risentimenti e l’avvilimento:

 

“Ma dove sono finiti tutti i guai dell’umanità? Tutti mi chiedono sempre consigli, chiedono aiuto, comprensione, compassione, sì! Per i figli, per la mamma anziana che non capisce, per il datore di lavoro tiranno, per il malessere di vita, perfino per il … cane infelice che non mangia i croccantini! Chiaro! Tutti hanno problemi finché è gratis, ma quando sulla cura incombe la minaccia portafoglio, guariscono miracolosamente! Che schifo, che tirchieria. E gli amici? Adesso che mi farebbe comodo qualche consulenza, qualche lavoretto per turare temporaneamente la falla economica che mi si sta aprendo, tutti spariti. Chi al mare, chi in montagna, chi ha troppo da fare, chi mi liquida con un “vediamo cosa posso fare” o una banale locuzione stile call-center “come posso aiutarti?”, ed io qui, con le mani in mano. Ho aiutato tutti, proprio tutti, io, ma adesso che ho bisogno … ecco! Non posso prendermela nemmeno con Dio, perché sono atea. E poi non mi vengano a parlare di angeli custodi! E dove sono adesso? Ohhh sìììì, come mi farebbero comodo. Ma non esistono se non nella fantasia dei disperati, tranne che nella mia! Me la sono sempre cavata da sola, e ce la farò anche stavolta, non mollo! Certo, non mi nascondo di essere un po’ preoccupata, ma è solo un momento sfavorevole … passerà anche questo”

 

E le sue preoccupazioni sono tutt’altro che infondate, perché dopo altre tre settimane, ancora nessuna prenotazione.

 

“Beh, cercavo il tempo libero, allora? Adesso ce l’ho. Vado a spendere questi ultimi spiccioli in una vacanza presso una località balneare, con gli amici! Forse in questo periodo vacanziero la gente pensa a svagarsi. I clienti si faranno vivi a settembre … spero!” – e un freddo timido sorriso riaccende temporaneamente le sue ultime frettolose speranze.

 

Così decide di chiudere lo studio, deviare il numero telefonico dell’ufficio sul suo smartphone (non si sa mai) e partire verso una meta balneare ove gli amici l’hanno spesso invitata e conta di trovarli e far loro una sorpresa. Chiude a chiave con doppia mandata, accenna un altro sorriso auto-convincente e prenota l’ascensore.

 

Mentre osserva il bottone bianco della chiamata lampeggiare in rosso durante il percorso ascensionale verso il pianerottolo ove staziona, il cellulare intona la sua musica preferita.

 

“Pronto? lo studio ‘La Forza della Mente‘ della dottoressa Adele?” – recita una voce promettente all’altro capo del filo etereo

 

“Sì, sono io, Adele, la titolare, prego, mi dica”

 

“Ho bisogno di lei, dottoressa deve ricevermi al più presto, anche subito, la prego!”

 

“Aspetti, consulto l’agenda, vediamo di trovare un buco fra oggi e domani” - finge Adelina, ostentando una fila di clienti, come è consuetudine, affinché lo studio appaia ben avviato agli occhi, anzi, in questo caso, all’orecchio del potenziale cliente, mentre affannosamente riapre lo studio rientrando alla sua postazione, mentre col piatto palmare fra spalla e guancia “tiene a bada” il potenziale cliente.

 

“Lei è … è … fortunato, signore, il cliente di questa mattina ha rinviato ed ho un buco di un’ora libero proprio adesso. Se si sbriga ad arrivare posso riceverla subito. Più tardi sarà difficile, altrimenti …” – si interrompe Adelina per qualche secondo, sfogliando energicamente e rumorosamente un’agenda vuota – “andiamo a finire a venerdì e …”

 

“Va bene, va bene, vengo subito. Dieci minuti e sono da lei”

 

Così Adelina pregusta l’arrivo del suo primo cliente. Finalmente! E’ un po’ nervosa, come alla sua prima esibizione sul palcoscenico delle elementari, quando, vestita da angioletto, doveva recitare la sua parte a memoria. Ricorda ancora la sua parte, se l’era ripetuta cento volte a memoria, ricorda la sua ansia, il terrore di dimenticare tutto di colpo, di non riuscire a spiccicar parola.

 

Ma mentre i ricordi di quei giorni si susseguono nella sua mente in un carosello di immagini, uno stridente cicalino interrompe all’improvviso le sue rimembranze.

 

“Già qui?” – pensa fra sè e sè – “son passati solo 3 minuti! Ma ha volato? Telefonava dal portone d’ingresso? beh, meglio così! Purché non abbia guidato pericolosamente per la fretta e non abbia parcheggiato sul marciapiede!”

 

Corre ad aprire, ma rallenta subito: non bisogna mostrare alcuna fretta. Apre: sicuramente è lui.

 

“La prego si accomodi, e mi racconti tutto fin dall’inizio”

 

Così, il suo primo paziente-impaziente si accomoda. E’ seduto lì, di fronte a lei, pronto per raccontare il suo tormento, e lei, tutt’orecchie pronta ad ascoltare.

 

“Certamente, dottoressa Adelina, ma mi ascolti attentamente, parola per parola, senza interrompermi, fino a quando non glielo dico io intesi?”

 

“Intesi!” – ribatte incuriosita Adelina dall’insolito interlocutore, chiedendosi per un secondo come conoscesse il suo vezzeggiativo amichevole, ma invitando con un cenno il suo interlocutore a continuare.

 

“Bene, Adelina, le racconto la storia di una bambina, dai capelli biondi, molto ricci, la soprannominavano riccioli d’oro, di buona famiglia, molto coccolata e viziata, ma dotata di una grande intelligenza. Figlia unica, prepotente all’asilo, la più brava della classe a scuola, sempre i massimi voti, i genitori erano talmente tranquilli e fieri delle sue doti, che non si sono mai preoccupati né di starle vicino, né di accompagnarla nella sua crescita. E’ cresciuta con baby sitters diverse, con i nonni e con gli insegnanti scolastici, tutti sempre attenti a soddisfare i suoi capricci. Mi segue fin qua?” – chiude il periodo il cliente, destando l’attenzione di Adelina fortemente concentrata e turbata: quella storia è fin troppo somigliante alla sua: anche lei portava i “riccioli d’oro” da piccola.

 

“S … sì, la sto ascoltando, una s… storia interessante, signor … signor?”

 

“Mi chiamo Angelo, dottoressa, mi chiami pure Angelino, così mi chiamano gli amici. Ma la vedo un po’ turbata! Tutto bene? Posso continuare?”

 

“N … no, va tutto bene, Angelo, continui pure la storia di questa bambina, ma la prego, venga tosto al punto che la riguarda!”

 

“La storia non è ancora iniziata, dottoressa, siamo ancora all’infanzia, ma stia tranquilla, presto approderò al punto. Dunque questa bambina cresce in fretta, troppo, si sente superiore ai suoi coetanei, li snobba, concedendo loro il minimo della confidenza, l’essenziale dettato dalla sua educazione e senso civico. Si diploma. Poi la laurea: sempre il massimo. Poi il successo. Subissata da offerte di lavoro, sceglie sempre le migliori. Gira il mondo, entra in contatto con diverse culture, si arricchisce, non solo monetariamente, ma anche di un patrimonio culturale e umano invidiabile da qualunque persona che operi nel nostro settore …”

 

“Ha detto nel nostro settore? Lei è psicologo? Psichiatra o …. Ooops …. Mi scusi! L’ho interrotta, non dovevo! La prego, mi perdoni, continui!”

 

“Certo, continuo, e lei mi interromperà ancora e sempre più spesso, lo so, lo vedo dal suo sguardo, dalle sue (tutt’altro che) ‘micro’ espressioni che intravedo nel suo volto, mentre mi ascolta, mentre si chiede quanto riesce a riconoscersi in questa bambina prodigio. Lo sa? Ha già deglutito tre volte e il suo respiro è aumentato d’intensità, quindi anche il suo battito cardiaco. Prego, mi interrompa pure!”

 

“Ma insomma, Angelo, lei chi è, e come si permette? E’ un ciarlatano chiromante che sta per sfoderare un mazzo di carte, che vuol farmi i tarocchi, e magari ha acquisito informazioni su di me con metodi poco ortodossi? oppure, se è uno psicologo, vuole mettersi lei da questo lato della scrivania? È venuto per psicanalizzarmi? Mi faccia capire! La mia pazienza ha un limite, sono una psicologa seria io e …”

 

“Una psicologa poco … paziente! Mi consenta la battuta e si rilassi, Adelina, e mi perdoni l’interruzione, adesso siamo pari, e mi perdoni anche l’irruzione nel suo studio, ma le rispondo subito: Lei si occupa di psiche, io mi occupo di coscienza. La sua pazienza, al contrario, è una delle sue migliori doti, ed è seconda solo alla sua curiosità, specialmente in questo momento. So tutto di lei Adelina, so della sua audace e lodevole impresa e so che non sta passando un momento positivo, forse per la prima volta nella sua vita. Le sue preoccupazioni presto diventeranno paura e poi terrore: il terrore del suo primo insuccesso, il primo mancato traguardo”

 

Adelina butta giù il fiato, mentre lo guarda negli occhi, con occhi spalancati. Stavolta si sveste della sua prosopopea, rimane basita dalle parole di quest’uomo che sembra conoscerla, forse meglio di chiunque altro al mondo. Eppure è un perfetto sconosciuto ai suoi occhi e ai suoi ricordi, essendo dotata anche di ottima memoria. Con un tono meno cattedratico, riprende a interrogare quest’ospite indovino.

 

“Bene, dottor Angelo. Supponiamo per un attimo, e sottolineo supponiamo, che lei abbia centrato non so come la mia natura e i miei problemi, le chiedo gentilmente: cosa è venuto a fare qui e cosa vuole da me?”

 

“Mi chiami pure Angelino, dottoressa, e non sono dottore, e adesso è giusto scopra le mie carte. Cara Adelina, come avrà capito, non sono né un cliente né un paziente e nemmeno uno psicologo. Ma sono qui semplicemente per aiutarla, e lo farò ben volentieri. Sappia che in qualunque momento può mettermi alla porta, e sparirò, così come sono apparso, e non mi vedrà più”

 

Adelina a questo punto è completamente spiazzata e impreparata. Non riesce a capire chi sia, come possa pensare di aiutarla, come faccia a sapere tutte quelle informazioni e chissà quali altre della sua vita passata, presente e forse anche futura. Ma vale la pena di assecondarlo. Non ha niente da perdere, e poi questo tipo la incuriosisce e adesso vuole andare fino in fondo, capire dove costui vuole arrivare.

 

“Va bene signor Angelo … ehm … Angelino. Oramai hai scoperto anche le mie carte. Se sei un consulente aziendale, di quelli che fanno risorgere le aziende fallimentari procacciando affari vantaggiosi dietro onorari da capogiro, hai sbagliato indirizzo: non ho un soldo e quella è la porta. Diversamente, ti ascolto: fuori il rospo, dunque, oramai sono pronta a tutto. Puoi anche darmi del tu ”

 

“Alla buon’ora, Adelina, vengo subito al dunque: sono un messaggero, incaricato di risolvere i tuoi problemi terreni, in cambio della tua anima!”

 

Adelina rimane senza respiro, a bocca aperta, le cade la penna che roteava fra le dita per ingannare lo stress e, non credendo alle sue orecchie, basita, balbetta:

 

“Ma … ma … c … che ssss … stai dicendo? Stai giocando vero? È una battuta? Sei sicuro di non chiamarti … Mefisto? Ahahahahahah” – e si scioglie in una prorompente, lunga e nervosa risata, che finisce in lacrime. Si ricompone velocemente per non tradire l’amarezza e prosegue – “Scusami, non volevo prenderti in giro, ma se volevi mettermi paura, in questo momento, non ci riuscirebbe nemmeno il diavolo in persona!”

 

“Il diavolo no, ma la tua coscienza sì. Non devi scusarti, Adelina, so benissimo quel che provi. Nessuna battuta, tu non sei il dottor Faust non c’è alcun diavolo, anzi, guarda caso mi chiamo Angelo. Capisco il tuo stupore e le tue perplessità, ma, prego, leggi attentamente questo contratto che ti propongo e se ti aggrada lo puoi firmare”

 

Adelina, dopo essere tornata in sé, prende in mano il contratto, un foglio arrotolato legato in un nastro azzurro. Lo sfila, lo srotola, comincia a leggere, e … non crede ai suoi occhi. Le sembra di vivere in una fiaba, un film fantasy, dove arriva il supereroe con i superpoteri e risolve con i muscoli d’acciaio. Ma costui? Forse un pazzo scatenato finora sfuggito dai controlli.

 

“Cioè … se ancora so leggere … tu mi stai proponendo di venderti l’anima in cambio del tuo aiuto nel risollevarmi da questa situazione e diventerei …. immortale? Ma che significa? Hai pensato di rivolgerti a uno … psichiatra? Sei proprio fuori, amico mio”

 

“No Adelina. Non sai leggere. In tutta la tua vita hai letto numeri e lettere, matematica e letteratura. Eppure la tua laurea, e ancor più la tua esperienza, ti hanno insegnato a leggere ‘fra’ le righe, dietro la mente, nei sentimenti negli istinti, nell’inconscio, nelle azioni e nelle reazioni, al di fuori del rapporto causa-effetto. Adesso ti fanno paura i numeri, mentre si avvicinano allo zero. Ti faranno più paura quando andranno sotto zero, e non hai più ‘i numeri’ per ricolmarli. Ma la vita non è fatta solo di numeri”

 

Adelina a questo punto non riesce a capire. Le sovviene in mente Cristo quando parlava ai suoi Apostoli e nessuno di loro riusciva a capire. Ma quando capirono la loro vita cambiò radicalmente anche se il prezzo fu la loro vita e la loro sofferenza.

 

“Si, Adelina, adesso sei sulla strada giusta. Infatti gli Apostoli diffusero la verità e la saggezza, in cambio della loro vita, salvando la propria anima”

 

Adelina non riesce a trattenere un singhiozzo. La saliva le va per traverso e inizia a tossire. Quando si ricompone guarda il suo interlocutore con occhi sbranati e impaurita, ma non si perde d’animo:

 

“Tu … tu …. Leggi i miei pensieri? N … no … non è possibile!”

 

“Come no? E ti stupisci? Non è ciò che vuoi fare tu e qualche volta indovini procurando stupore al tuo interlocutore?”

 

“Sì, ma è diverso! Le mie sono deduzioni, ma tu … tu … non ci credo! Sei … il diavolo?”

 

“E insisti! Sei fuori strada, hai capito benissimo chi sono e, come ti ho detto leggo la tua coscienza, e in te c’è del buono. Ma deve uscire, ed il momento è arrivato. Leggi bene, tutto il contratto e trai le tue conclusioni”

 

Adelina, scuotendo la testa, legge con calma tutto il contratto, nei dettagli, con occhi rinnovati, alla luce delle delucidazioni di Angelo, l’uomo venuto dal nulla, dal nome propiziatorio e dalla dialettica disarmante. Mai prima d’ora nessuno era riuscito a tenerle testa così a lungo. Ma costui ha delle doti paranormali?

 

“Quindi tu saresti un Angelo, di nome e di fatto e mi proponi di risolvere i miei problemi in cambio dell’anima? Questo è un romanzo che ho già letto e ne conosco il finale, ma io non sono il dottor Faust. Vediamo: perché sei venuto da me? E come si traduce questa proposta? In verità continuo a non capire!”

 

“Mi hai chiamato tu, ricordi? con dei modi tutt’altro che gentili, ed eccomi qua. Adesso veniamo al contratto. Vediamo tutti gli aspetti oscuri: sarò ben felice di dissipare tutti i tuoi dubbi”

 

“Alla buon’ora! Dunque: cosa significa non dovrò mirare al portafoglio del cliente, ma alla sua salute psichica? È quello che faccio sempre!”

 

“Non è proprio così. Le tue domande preliminari sono sempre mirate alla salute monetaria del cliente/paziente, e mentre egli inizia l’esposizione tu pensi alla tariffa da applicare. I tuoi buoni intenti sono solo sulla carta, ma dentro di te, anche in questo momento, pensi come recuperare l’investimento e speri nell’arrivo di clienti facoltosi”

 

“Vero, sì! Ma in questo mondo tutto è moneta: i servizi si pagano. Fa parte dell’etica e della deontologia professionale, non l’ho inventata io. Anche la medicina viene finanziata da noi, dai nostri contributi, niente è gratis! Vediamo quest’altra clausola: dovrò ascoltare chiunque si presenti senza distinzione di sesso, lingua, profilo sociale, età. Ma stiamo scherzando? E se si presenta un criminale con cattive intenzioni?

 

“Tu gli spiegherai il non senso delle sue azioni. Sei tu la psicologa. E poi cosa verrebbe a rubare? I tuoi debiti? Il tuo studio è sobrio, non c’è niente di valore da rubare, a parte quel bellissimo acciaio sulla parete. Non tutto è moneta, cara Adelina, i sentimenti non si comprano ad alcun prezzo. E in fondo alla tua anima c’è molto, molto che deve uscire, ma è stato sempre soffocato dal tuo egoismo. La tua anima è comunque condannata, dopo il tuo corpo, specialmente se hai intenzione di realizzare quello che hai in mente!”

 

“Cos’ho in mente? Ah … già, tu leggi nel pensiero. Dimenticavo. Anche le mie più recondite intenzioni che ancora devono prendere forma e maturare. Complimenti, Angelino. Ti proporrei di entrare in società: saresti un grande psicologo. Adesso, spiegami però, come intendi provvedere alla mia sopravvivenza con questo ridicolo contratto. Dopo che avrò salvato una decina di ‘anime’, avrò addosso i creditori che non mi daranno tregua e la banca che si porta via tutto. Non ti ho fatto le ‘domande preliminari’ per cui nemmeno so se sei ricco o povero e … nel contratto non c’è scritto come saldare le mie bollette e come nutrirmi quando l’ultimo centesimo dei miei risparmi sarà stato speso. Allora?”

 

“Allora, Adelina, cos’hai da perdere? Leggi in fondo al contratto, le mie garanzie”

 

Scuotendo ancora la testa, Adelina, sbroglia il contratto in fondo al rotolo e raggiunge l’ultimo paragrafo che recita:

 

‘Io, Adele, mi impegno ad osservare tutti gli articoli e rispettare tutti gli impegni esposti nel presente contratto e ad assolvere quindi  la missione nell’incarico che mi viene affidato: scrivere il libro sulla mia vita da psicologa evidenziando tutto il bene recato al mio prossimo. Angelo, la controparte del presente accordo, si impegnerà a garantire la sussistenza vitale della mia persona e della mia struttura fino alla fine dei miei giorni, purché non deroghi una sola clausola, pena la rescissione immediata’

 

“Accidenti!” – esclama Adelina alla fine della lettura – “Ma … io non sono una scrittrice … mi sembra ancora di vivere un film, forse è un sogno e fra poco mi sveglierò. vero Angelo?”

 

“Non c’è sogno che non valga la pena di realizzare quando è ricco di buone intenzioni, Adelina, perché questa è sempre stata la tua vocazione repressa, fin da bambina, e adesso è arrivata la tua occasione. Eccoti la penna e il calamaio: ti nomino scrittrice di successo, da adesso. I pazienti da salvare stanno arrivando. Hai un’ora di tempo. Pensaci. Se non firmi, il contratto sparirà, così pure la penna insieme al calamaio e non mi rivedrai più”

 

Così Angelo si dilegua chiudendo la porta dietro di sé, lasciando Adelina con la penna in mano e un contratto da firmare, bocca ancora aperta e senza fiato per lo stupore. Si dà un pizzicotto per verificare che non stia sognando: è tutto vero. L’appetito si fa sentire, guarda l’orologio: sono le 14. Un’ora di tempo, un’ora di riflessione per porre il suo autografo su quella strana carta lasciata lì, sulla sua scrivania da quel tipo piovuto da chissà dove, che legge i suoi pensieri, che analizza i suoi desideri più nascosti, che anticipa il futuro. E se avesse ragione? Se fosse un extraterrestre che viaggia nel tempo e conosce già il suo futuro? L’appetito incalza, adesso è fame: meglio mangiarci su. Afferra il telefono, chiama la pizzeria e ordina una Margherita e una birra in lattina, mentre legge e rilegge quell’astruso contratto che segnerà la sua vita in un modo o nell’altro.

 

“Ma come faccio a scrivere un libro se non ho un argomento … vediamo … e se poi non riesco? Qui il contratto parla chiaro, ma …. che carta è questa? Spessa e arrotolata? Devo fare attenzione, potrebbe spezzarsi … no, anzi … è robusta e molto flessibile, ma questo è … papiro! E questa penna a piuma d’oca? Dov’è l’inchiostro ove attingere? Il calamaio è vuoto . Magari scrive lo stesso … oddio! Sì scrive! Ma come fa? Già, e me lo devo chiedere? Oramai qui i miracoli sono di casa!”

 

Mentre continua a stupirsi di tutto ciò che le sta succedendo in così poco tempo, trangugia la pizza a grossi bocconi e finalmente decide: firma.

 

La sua scrittura femminile solca la carta e i riccioli abbelliscono il piede del lungo foglio completamente srotolato e un istante dopo l’orologio del campanile segna tre rintocchi: sono le 15. E’ passata un’ora. Il campanello squilla un attimo dopo. Nessuno stupore: sarà sicuramente lui, Angelo.

 

Adelina corre verso la porta, la apre con un sorriso, ma … con sua sorpresa, davanti a lei a uno sconosciuto alto, elegantissimo, capelli brizzolati, sulla sessantina:

 

“Lo studio ‘La Forza della mente’? dottoressa Adele?”

 

“In persona” – risponde Adelina, riprendendosi dallo stupore e ripristinando il suo tipico stile professionale – “nel corpo e nella mente! Prego si accomodi”

 

“Dottoressa Adele, lei non si ricorda di me, ma io di lei. Si ricorda quando è venuta in Bolivia ventidue anni fa a tenere quella conferenza a bambini e adulti della nostra comunità?”

 

“Certo che mi ricordo! La vostra comunità di solidarietà sociale che riceveva dei miseri finanziamenti dallo Stato. Mi aveva incuriosito e sono venuta a farvi una visita di mia iniziativa! Poi, dietro suo invito, mi son trovata su un palco e ho tenuto una conferenza! Lei dunque è il professor Francesco, insegnante volontario. Non l’ho riconosciuta! ma la prego, mi racconti!”

 

“Normale, dottoressa Adele, eravamo più giovani …”

 

“Mi chiami pure Adelina, e … dammi del tu, mi fa sentire più a mio agio”

 

“Ti ringrazio Adelina, e vengo al punto. Quella tua conferenza sull’importanza della vita, sulla forza della mente e sulla capacità moltiplicativa del gruppo coeso, quelle parole di saggezza proferite dalle tue labbra, hanno dato forza e coraggio a tutti i membri della comunità. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo unito le nostre forze e capacità, abbiamo sviluppato un progetto che ci ha portato alla costruzione di una dinamo ad energia ambientale, e, all’occorrenza, anche a gas naturale”

 

“Spiegami meglio, Francesco, io ho soltanto ‘predicato’, se così si può dire, che non bisogna mai disperare, mai arrendersi, ma confidare nelle capacità della mente propria e altrui; unendo le proprie forze e capacità si possono partorire idee che possono anche produrre profitti da una situazione apparentemente disperata!”

 

“E quelle tue parole, le tue spiegazioni, suffragati da esempi pertinenti, hanno convinto tutti, ma proprio tutti. Fra noi c’era e c’è ancora un ingegnere elettronico disoccupato, che si era aggiunto alla comunità perché disperato. Aveva perso tutto, ma non il suo cervello. Ha messo in piedi un progetto per alimentare la nostra struttura a energia eolica, solare e umana. Ha progettato così una dinamo, collegata ad una serie di batterie d’automobile, ancora nuove, che abbiamo recuperato da una discarica di automobili guaste e abbandonate. Ognuno di noi ha dato il suo contributo, sia di braccia che di cervello, siamo andati in giro alla ricerca di componenti e, grazie alle donazioni, abbiamo messo a punto un sistema di alimentazione autogeno misto, a energia eolica, appunto, energia solare e … pedali. Questo ci ha fatto risparmiare sulle bollette, così abbiamo potuto utilizzare i nuovi margini residui dai finanziamenti dello Stato per ampliare la nostra struttura e perfezionare il sistema. Un donatore ci ha regalato un vecchio ma funzionante gruppo elettrogeno a gas, così, nei periodi di poco sole e poco vento rinforziamo le batterie consumando le bombole, che dalle nostre parti costano pochissimo”

 

“Ne sono felice, Francesco, ma … hai attraversato l’oceano per dirmi questo?”

 

“No Adelina. Devi sapere che il nostro sistema ha avuto un successo tale che ha suscitato l’attenzione della stampa, prima locale, poi nazionale e adesso internazionale. Lo stato ci ha comprato il brevetto e mi ha conferito l’incarico di divulgare la nostra invenzione in tutto il mondo, ovunque ci sia bisogno e possibilità di riutilizzare le potenziali risorse energetiche naturali, come il sole, il vento e quant’altro, e, non esclusa, anche l’energia muscolare umana, e tutto questo lo dobbiamo a te”

 

“A me? Ma io non ho fatto niente, ho solo tenuto un’ora di conferenza, di quelle dove in genere tutti dormono e qualcun altro mi paga un sacco di soldi per sponsorizzarlo e ….”

 

“E da noi, non ti ha pagato nessuno, Adelina, ricordi? E nessuno, ma proprio nessuno dormiva, anzi, ti hanno tempestato di domande, ricordi? Poi sei stata rimproverata dai tuoi capi perché ci hai dedicato troppo tempo ed hai dovuto slittare altri impegni: ti abbiamo fatto perdere l’aereo!”

 

“Accidenti, Francesco, ricordo, sì, mi ero fatta prendere dall’entusiasmo! Vedendo quegli occhi attenti e quelle domande intelligenti non potevo interrompere, non era giusto, dovevo dar loro speranza e sicurezza, me lo sentivo e … quanto ho detestato il mio capo, l’ho quasi mandato a quel paese, lui e i suoi pannolini griffati, glieli avrei arrotolati in faccia!”

 

“Ebbene, Adelina, io sono qui da te a ringraziarti innanzitutto per averci dato il via ad un’impresa che sembrava una missione impossibile, ma che è decollata subito dopo il tuo fuggente intervento e questo è un piccolo presente per te: una simbolica percentuale sui profitti sempre crescenti dell’impresa che abbiamo messo in piedi e che abbiamo nominato: ‘La Forza della Mente’, in tuo onore!”

 

Adelina non crede alle sue orecchie e poi nemmeno ai suoi occhi: un assegno circolare di 20.000 euro pagabile a vista presso qualunque banca.

 

“M … ma ma … n … non dovevate disturbarvi! Io … io … non merito così tanto … sono …. Sono stupefatta e senza parole … ecco …”

 

“E non è tutto, Adelina: questo è un biglietto di andata e ritorno per la Bolivia, con un soggiorno di una settimana tutto compreso nella nostra comunità fortemente ecologica. Il sindaco deve consegnarti le chiavi della nostra piccola città e nominarti Cittadina Onoraria. Terrai una conferenza al giorno ai nostri cittadini, che già ti conoscono e ti vogliono bene. Scegli tu l’argomento, se ben ricordo, la tua lingua non teme fatica e la tua mente è un vulcano. Avrai certamente una buona parola per tutti noi. Ti aspettiamo la settimana prossima, Adelina, sposta i tuoi impegni di una settimana e raggiungici: ti faremo vedere anche la nostra ultima invenzione brevettata: la lavatrice a pedali!”

 

I due si salutano come grandi amici con un forte abbraccio. Adelina rientra e torna alla sua scrivania, ancora sporca di briciole e il contratto lì, firmato e arrotolato e misteriosamente richiuso nel nastro azzurro. Non può essere tutto una coincidenza casuale. Adesso sa cosa deve fare, come spendere il suo tempo. Quei ventimila le permetteranno di risollevarsi finanziariamente e di finanziarsi i prossimi movimenti. Adesso è sulla strada del successo umano, al di là di ogni forma di business, sa di avere un ruolo nella comunità internazionale. Angelo aveva ragione in tutto: è la sua vocazione, aiutare gli altri. Quell’episodio, rimosso dalla sua fervida memoria, ha seminato qualcosa di speciale: la fiducia dell’uomo nel proprio essere e l’importanza della comunione delle menti. La squadra vince sempre sul singolo e la forza della mente si moltiplica come la forza umana per il numero dei partecipanti. L’uomo primitivo da solo sarebbe stato sopraffatto, ma in gruppo ha avuto il sopravvento sui mastodontici Mammut.

 

Adelina sa finalmente cosa dovrà scrivere e poi pubblicare, ha tutti i mezzi per cominciare: il patto con Angelo ha già dato i suoi primi frutti e non deve mollare né adesso né mai. Conserva i biglietti, afferra il suo palmare e comincia a registrare i suoi primi appunti, sugli argomenti che andrà a esporre alle prossime cinque conferenze, argomenti che comporranno il primo capitolo del suo primo libro: La Forza della Mente

 

Il telefono squilla:

 

“Pronto? È lo studio ‘La Forza della mente’, la dottoressa Adele?”

 

“In persona! Con chi parlo?”

 

“Mi chiamo Agnese, sono madre di due figli, separata da poco, vorrei consultarla. Qual è il suo onorario?”

 

“Venga, signora Agnese, le prenoto un consulto esattamente fra otto giorni, lunedì, ore nove. Non si preoccupi per l’onorario, i primi tre consulti sono gratuiti. Per i successivi, se ne avrà bisogno, ci metteremo d’accordo. Ma stia tranquilla: Farò il possibile per aiutarla in meno di tre sedute”

 

Così l’attività di Adelina decolla a pieno ritmo, fra convocazioni, conferenze e sedute. Non lavora gratis, ma, rispettando l’etica professionale, pratica tariffe popolari per i bisognosi d’aiuto e che dispongono di esigue risorse finanziarie. Pratica tariffe standard agli ipocondriaci perditempo più facilmente individuabili nei ricchi, comunque ascoltando e aiutando tutti in egual misura. Pone ciascuno di fronte alla cruda realtà, piacevole o spiacevole che sia, senza più dover assecondare un business: sa che dietro di lei c’è un signor Angelo che la osserva e la guida, almeno finché rispetta il contratto da lei sottoscritto.

 

E Angelo? La sta osservando, con un sorriso soddisfatto e un altro contratto annoverato nella sua collezione di anime gentili.

 

La morale? La storia dell’umanità la fanno in molti, ma solo pochi grandi fanno la vera differenza.

 

Dice il Dalai Lama Tenzin Gyatzo: “Poiché la natura dell'uomo è essenzialmente buona, se egli coltiverà le sue doti innate potrà realizzare se stesso e, quindi, essere felice”.

 

Fare una buona azione dunque non porta un beneficio immediato, ma ci rende felici e soddisfatti e … male che vada si è fatto del bene.

 

Il Patto Con L’Angelo Le Favole Di Vincent Pisano Racconto inviatoci da Vincent Pisano

 

 

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